Copenaghen di Michael Frayn, 1999 | Opera teatrale.
Fisica a teatro: il contesto storico
< I > Bohr, danese, il maestro che dava un senso a tutto; Heisenberg, tedesco, il giovane che indicava la strada con le sue intuizioni nella fisica e nella vita. Tutta la trama di Copenhagen di Michael Frayn (1999) ruota attorno a queste due figure, amici, geni e scienziati che la seconda guerra mondiale aveva posto uno di fronte all’altro e al motivo della misteriosa visita che Heisenberg fece al fisico danese durante il settembre del 1941.
Copenaghen: la fisica a teatro
< I > Un mistero politico, scientifico ma prima di tutto umano si insinua fra i protagonisti separati dalla dittatura nazista e dalle conseguenze belliche a cui le loro conoscenze avrebbero potuto portare. Ma una minaccia ancora più insopportabile grava sulle coscienze dei due fisici. Si spara un neutrone contro un nucleo di uranio, questo si scinde e libera energia, nella scissione vengono sprigionati altri neutroni che hanno la possibilità di scindere altri nuclei e così via: questa è una reazione a catena.
Così, Copenhagen può essere vista come lo sfogo di un allievo che si affida al proprio padre spirituale perché le implicazioni del proprio lavoro hanno una portata devastante; ma c’è di più, ci sono segreti che non possono essere detti, quelli sottaciuti sotto il peso delle conseguenze, proprio come in una reazione a catena, che hanno portato prima a Los Alamos e poi a Hiroshima e Nagasaki. O forse c’è un solo un gioco politico dietro tutto ciò, una mero tentativo di scambio di segreti di stato per cui due dei molteplici padri della meccanica quantistica si ritrovarono loro malgrado a recitare la parte dei nemici\amici?
Relatività e meccanica quantistica
< I > Copenhagen scava fra i ricordi (indeterminati ovviamente) offrendo uno spaccato culturale ed etico dell’ambiente europeo degli anni trenta e delle responsabilità morali a cui questi fisici sono stati soggetti. Fra Complementarietà e Indeterminazione la fisica si fonda inestricabilmente a episodi di vita vissuta: ci sono gli abbagli, le fatiche, le amicizie e le abitudini di questi scienziati, i paradossi e le feroci diatribe di questi decenni che rivoluzionarono nuovamente la posizione dell’uomo nell’universo.
Fra le parole di Frayn si scorge il mutamento del punto di vista, collocato in una realtà quantistica e relativistica, e la crescita esponenziale della responsabilità nel rapporto tra fisica e società, fra scienza e politica fino alle estreme conseguenze della bomba atomica.