Paracelso medico e mago. Una vita | parte prima

Paracelso
Per una biografia di Teofrasto Von Hohenheim detto Paracelso

< I > Nell’ambito della storiografia della scienza, il ruolo delle biografie e il significato che esse possono assumere all’interno degli studi specifici, costituisce da tempo oggetto di discussione. Da tempo, infatti, gli studiosi si interrogano sulla utilità delle biografie degli scienziati e entro quali limiti possono essere considerare importanti. Nel complesso, pur prevalendo una visione che tende a collocare le biografie ai margini della storia della scienza, oggi alcuni lavori, tra cui l’acutissimo volume di M. Camerota su Galilei,1 contribuiscono a rivalutare questo genere letterario: la biografia di uno scienziato può essere punto di partenza per rigorose ricostruzioni storiche.

Questo discorso è tanto più vero nel caso specifico di Paracelso, la cui opera complessiva non può essere appresa senza prima fare luce su alcune vicende biografiche, che aiutano a ricomporre le tappe della contorta ricerca paracelsiana. In questa parte della tesi mi baserò principalmente sul confronto tra i dati e la biografia proposta da Filomena Petti all’interno del suo lavoro in Il medico, l’arte, la scienza, la virtù: materiali per una ricerca bibliografica e iconografica su Paracelso nella Biblioteca Casanatense a cura dell’Istituto Paracelso, segnando in nota le varianti più significative suggerite dagli altri biografi.

Comunque, le lacune conoscitive permangono su alcune tappe della vita del grande medico, le cui continue peregrinazioni unitamente all’aspetto esoterico delle sue ricerche sono tali da non consentire di fare piena luce su vicende che talvolta, furono volutamente celate. È per questo motivo che ancora oggi sono poco chiare alcune vicende della sua vita, anche in considerazione della censura attuata nel corso dei secoli dai molteplici antagonisti e detrattori nei suoi confronti.

1.1 – Gli anni della primissima formazione

< I > Philippus Aureolus Theophrastus von Hohenheim nacque il 10 o il 14 novembre del 1493 nella cittadina di Maria-Einsiedeln, isolata ma non sconosciuta località situata nei pressi di Zurigo.2

Come nota Jung, al momento della nascita di Paracelso, il Sole si trovava nel segno dello Scorpione, protettore dei medici e di coloro che somministrano veleni e farmaci; signore dello Scorpione è il bellicoso Marte, che dà ai forti il coraggio guerriero e ai deboli un carattere litigioso e bilioso:3 l’intensa vita di Paracelso non smentì queste predisposizioni astrologiche.

La fama di questo centro svizzero è legata al santuario di Nostra Signora degli Eremiti, una meta di pellegrinaggi resa famosa dalla statua di una Vergine Nera. L’ospedale-ospizio dei Pellegrini, presso il quale lavorava la madre di Teofrasto, garantiva inoltre una certa autonomia dalla vicina città di Ginevra. La giovane, che ricopriva un ruolo piuttosto insolito a quei tempi per una donna, era Direttrice dell’Ospedale quando morì di parto dando alla luce il piccolo Filippo, lasciando in eredità la casa al Ponte del Diavolo sul fiume Sihl, di proprietà Ochsner.

< I > Il padre Guglielmo era invece discendente della nobile famiglia degli Hohenheim, provenienti dalla regione germanica del Württemberg e più precisamente originaria di Plinningen, vicino Stoccarda.4 Figlio illegittimo di Jorg Bombast von Hohenheim, Paracelso venne allevato in seno al ramo povero della casata, i Riett, e la sua presenza si registra all’Università di Tubinga, dove si recò per studiare medicina all’età di 24 anni, dove fu immatricolato nel 1481 come pauper. Dopo la laurea, a causa della sua condizione di illegittimità, fu costretto a spostarsi e venne chiamato a prestare i suoi servigi di medico presso l’abate Corrado von Hochenrechberg, suo protettore, nel cantone svizzero di Schwzy.

Il padre esercitò sul figlio una fondamentale influenza per quanto riguarda gli aspetti alchemici, medici e botanici dell’enciclopedico sapere del giovane, che anno dopo anno andrà maturando ed estendendo sotto la sua guida. Questa figura, pacata ed elegante, contemplativa più che attiva, dall’aspetto sobrio e distaccato, rimase l’esempio ed il modello che Teofrasto seguì nei primi anni della sua vita. L’interesse del padre per la mineralogia, legato soprattutto ai risvolti alchemici della disciplina, venne ereditato dal figlio e riformulato successivamente in ambito medico-applicativo con risvolti molto proficui nel campo della medicina del lavoro.

1.1.1 – Significato di un nome

< I > Per quanto riguarda il nome Paracelso, numerose sono le interpretazioni: dalla latinizzazione del nome di famiglia Hohenheim (letteralmente “dimora in alto”), al neologismo che rimanda al nome di Celso, da cui ne deriva un “Oltre Celso” che sottende una sottile linea di congiunzione con il filosofo neoplatonico vissuto nel II secolo dopo Cristo, conosciuto attraverso la confutazione fatta da Origene nel suo Contra Celsum e famoso per essere l’autore di una prima opera in greco contro i Cristiani: l’Alēthēs lógos in quattro libri.5

Vi è poi un’altra possibilità invece che chiama in causa l’enciclopedista e scrittore romano Aulo Cornelio Celso, erudito vissuto ai tempi di Tiberio, autore di otto libri dedicati alla medicina in cui è dato ampio risalto alla farmacologia, alla chirurgia, alla dietetica e alla terapia, argomenti non ignoti a Paracelso. L’appellativo Paracelso comunque compare per la prima volta nella Practica auf Europen, un trattato di carattere politico-astrologico, stampato nel 1529 a Norimberga “dove potrebbe essere stato impegnato per distinguere l’autore di astrologia dall’autore di medicina”.6

Infine, secondo Pagel il nome Filippo sarà attestato unicamente sull’epigrafe tombale del celebre medico.

1.1.2 – L’infanzia in Carinzia

< I > Nel 1502 il piccolo Teofrasto è costretto a fuggire verso Villach in seguito allo scoppio della guerra fra Svizzera e Svevia: la tranquillità era infatti minata dall’origine Sveva del padre. In Carinzia il padre Guglielmo si rivela esperto di mineralogia, trovando impiego come insegnante di tecnica mineraria nella locale Scuola delle miniere, gestita dalla famiglia dei Füger, proprietari anche delle cave di piombo di Schwatz. Incontro fortunato, dal momento che Sigismondo Füger, esperto di alchimia, diverrà il protettore di Paracelso.7

L’apprendistato del giovane Teofrasto si fa ora più intenso, grazie a una vastità di interessi che resterà una caratteristica peculiare della sua cultura. Osservando l’attività spagirica del padre, estende il suo studio in molti campi delle scienze naturali, compiendo inoltre una sorta di precoce tirocinio presso le miniere di Hüttemberg, vicino Villach. Attraverso gli studi di Guglielmo, mirati all’esame delle malattie professionali e alla prevenzione dagli infortuni sul lavoro, Teofrasto osserva la situazione dei minatori all’inizio del XVI secolo, traendone molteplici spunti per i suoi successivi lavori.

Contemporaneamente egli getta le basi per l’apprendimento delle prime conoscenze alchemiche: piombo, ferro, oro, vetriolo e soprattutto cinabro sono i primi elementi con cui entra in contatto. Il cinabro, dal quale si ricava il mercurio, è infatti prezioso in maniera particolare per chi si occupi di spagiria ed alchimia.

1.1.3 – Il periodo scolastico

< I > Nel Lavantal entrò nella scuola dei benedettini del monastero di Sant’Andrea, ricevendo quindi un’educazione in lingua latina da parte di famosi maestri ecclesiastici, come il vescovo Eberardo Baumgartner, anch’egli legato ai Füger, e il vescovo Mattia Scheydt di Rottgach. Questo fatto risulta fondamentale più che altro per smontare le obiezioni dei suoi numerosi detrattori che lo accuseranno di ignoranza. Le lezioni che terrà in lingua tedesca sono, alla luce di ciò, giustificate da scelte politiche e culturali precise e non certo da una superficialità intellettuale.

A questo periodo è legato un altro fatto inquietante della sua vita. Purtroppo non esistono né documenti e nemmeno testimonianze certe che attestino il presunto eviramento subito. Qualcuno sostiene che Teofrasto sia stato vittima di un attacco da parte di un soldato ubriaco, altre versioni affermano che l’incidente fu dovuto all’aggressione da parte di un maiale imbizzarrito. Da questo episodio è derivata una serie di maldicenze e di calunnie costruite per demolirne l’immagine pubblica e la reputazione, puntando sul fatto che non ci sarebbero mai state donne, né amanti, né amiche nella sua vita.8 Antonio Miotto dal canto suo offre una interpretazione puramente psicologica della eventuale deficienza sessuale di Paracelso:9 l’avversità nei confronti del genere femminile fu probabilmente originato dalla morte della madre e del senso di colpa mai superato.

< I > All’età di 15 anni, nel 1510, lasciò Villach per seguire i corsi della Scuola Superiore di Basilea, di cui però rimase molto deluso. L’astrattezza era uno dei peggiori difetti che riscontrò nell’insegnamento accademico ufficiale, da cui derivava la mancanza di una diretta applicazione e di un riscontro con la realtà. La Scuola Superiore di Heidelberg, uno dei centri culturali dell’area germanica più noti, ne segna invece la formazione in maniera indelebile. Qui incontra l’abate di Spanheim, Giovanni Tritemio (1462-1515), erudito dalla vasta cultura che instillerà in Teofrasto gli aspetti più oscuri della filosofia ermetica, della mistica e della cabala ebraica.

 


1 M. Camerota, Galileo Galilei, Roma, Salerno Editore, 2006.

2 Alcuni studiosi (ad esempio Pagel) sostengono la tesi che l’anno di nascita debba essere il 1494 e più precisamente il primo maggio.

3 C.G. Jung, Studi sull’alchimia, trad. it. Torino, Bollati Boringhieri, 1997.

4 Tra i membri di questa stirpe ricordiamo Giorgio Bombast von Hohenheim (1453-1496), nonno di Teofrasto e cavaliere dell’Ordine di San Giovanni. Costui accompagnò il suo signore, Eberardo il Pio, in Terra Santa nel 1468, ma si rese anche protagonista di una disdicevole controversia durante una Dieta ed è per questo che viene presentato come un cavaliere dal forte temperamento, qualità che ritroveremo successivamente nel famoso nipote. Lo stemma gentilizio della famiglia era formato da tre bisanti azzurri su un nastro d’argento ed il leggendario fondatore di questa casata Sveva fu Egilolf Bombast von Hohenheim, vissuto nell’XI sec.

5 In quest’opera si negava la creazione della materia finita da parte di Dio, alla quale si sostituiva l’opera creativa di una Anima Universale. Questo tema, di stampo gnostico, è presente nel pensiero paracelsiano attraverso il concetto di Anima Mundi, un termine che venne usato per la prima volta nel Timeo di Platone e risulta fondamentale per la successiva filosofia gnostica e neoplatonica.

6 W. Pagel, Paracelso: Introduzione alla medicina filosofica nell’età del Rinascimento, trad. it., Milano, Il saggiatore, 1989, p. 13.

7 Il rapporto fra il padre Guglielmo e l’alchimia è stato oggetto di profonde discussioni. Non sembra casuale che, oltre ad essere discendente di un Cavaliere di San Giovanni recatosi in Terra Santa, luogo mistico per eccellenza, dopo la fuga dal territorio natio si sia rifugiato in una località il cui simbolo (la Vergine Nera) si richiama alla figura di Iside o alla madre terra, immagine alchemica per eccellenza. Infine, la famiglia dei Füger presso la quale trova protezione dopo la fuga da Einsiedeln vanta fra i suoi membri uomini interessati all’alchimia come Sigismondo Füger.

8 A questo proposito Hartmann in Il mondo magico di Paracelso, trad. it. Roma, Edizioni mediterranee, 1982, non si sbilancia, inquadrando il tutto nella categoria delle maldicenze, mentre né Pagel né Bianchi affrontano l’argomento.

9 A. Miotto, Paracelso: medico e mago, Milano, Ferro, 1971.

 

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