Un giorno d’autunno del 2021 Luca Mazzella di OvertimeBasket mi chiede a bruciapelo perché non mi sia mai messo a scrivere un libro. Sul momento bofonchio qualche risposta incerta e il discorso apparentemente cade lì. Qualche giorno dopo torna alla carica, decide di presentarmi a Federico Pancaldi di Ultra Edizioni e il progetto si concretizza molto velocemente.
L’idea c’è, il materiale pure e quindi, dopo mesi passati a scrivere e a rimuginare, posso dire che il fatidico visto-si-stampi è stato dato.
Si tratta di un piccolo glossario cestistico dell’intraducibile ed è un progetto che mi sta molto caro perché attraverso le dieci storie di pallacanestro NBA che racconto mi sono soffermato sul complesso rapporto tra talento, vocazione e professionismo. Ma non solo. Ogni storia è riletta attraverso un termine specifico, uno di quei termini intraducibili nel passaggio da una lingua all’altra che rendono le esperienze umane più indefinite e transitorie ma allo stesso tempo le circoscrivono con più precisione.
Dieci storie per dieci parole: tutte perse nella traduzione e nella transizione e che chiamano in causa le scelte apparentemente controcorrente e dirette verso l’ignoto di Larry Sanders e Desmond Mason, il battito del cuore di Bison Dele, il caso di Mark Jackson, i momenti “in the zone” di T-Mac, la “Linsanity” di Jeremy Lin, la sofferenza di Shaun Livingston, le sbandate di Darius Miles, lo sbeffeggio di Dwayne Wade e LeBron James nei confronti di Dirk Nowitzki e, infine, l’imbarazzo provato per Ricky Davis.
Quali sono queste parole? Datsuzoku, Schadenfreude, Serendipity, Fremdschämen, Wabi-sabi, Cushlamochree, Wanderlust, Saudade, Hygge e Fernweh. Ai più curiosi scoprire a quali storie sono abbinate…
Oggi, 19 maggio, esce in tutte le librerie e online “Lost in transition. Piccolo glossario cestistico dell’intraducibile”.
Lost in Transition. Piccolo glossario cestistico dell’intraducibile