Suite Francese, Irène Némirovsky, Adelphi (2005). Tit Orig. Suite française.
< I > Il libro di Irène Némirovsky non è un un romanzo sulla guerra ma un romanzo sulle reazioni degli uomini a una tragedia immane, allo stesso tempo individuale e globale. E sugli effetti che queste reazioni hanno sulla vita quotidiana. Effetti che non sono immediatamente riconoscibili e percepibili, in quanto troppo grandi e troppo efferati per essere subito compresi e assimilati.
La forza delle abitudini in tempo di Coronavirus
Irène torna spesso a rimarcare questa ostinata impermeabilità fra l’io e il resto del mondo. Fra il vissuto interiore che desiderava vivere come sempre mantenendo le buone vecchie abitudini e il vissuto esteriore spazzato via dalla guerra. Come se fosse ancora possibile conservare, illudendosi di continuare come se nulla fosse, la vita di sempre e la guerra fosse semplicemente uno sgarbo personale. E non una tragedia collettiva e mondiale. In tempo di COVID-19 il parallelismo è molto marcato:
Non posso sopportare questo disordine, queste esplosioni di odio, lo spettacolo ripugnante della guerra. Me ne andrò in campagna, in un posto tranquillo. Vivrò con i pochi soldi che mi restano, aspettando che gli uomini riacquistino il senno.
Charles Langelet in Suite Francese
I brevi capitoli che si susseguono sono come tante istantanee scattate dall’autrice, una successiva all’altra. Sono immagini di un repentino tracollo, di una fuga improvvisa e di una perdità della normalità; la descrizione di una fuga (tutto inizia il 4 giugno 1940 con l’arrivo dei soldati tedeschi in città e la conseguente dispersione dei parigini verso le campagne) e di un vano e illusorio tentativo di ricostruzione e riaquisizione della quotidianità dei protagonisti, oramai abbandonata. Tanti scatti a comporre una sinfonia dove persona e società possono rivivere attraverso le pagine del romanzo.
Non avevano capito realmente quello che stava succedendo. Era come se agissero in due tempi, metà nel presente e metà nel passato, quasi che gli eventi fossero penetrati solo in una piccola zona della loro coscienza, la più superficiale, lasciando addormentata e in pace tutta un’area profonda.
Irène Némirovsky, Suite Francese
… e intanto il negozionate di ferramenta del corso e la signorina Dubois, la merciaia, avrebbero continuato a vendere rispettivamente pentole e nastri, a mangiare la minestra calda in cucina e di sera a chiudere il cancelletto di legno che separava il loro giardino dal resto del mondo.
Irène Némirovsky, Suite Francese
Odiava la guerra, che minacciava ben più della sua vita o del suo benessere: distruggeva in ogni istante l’universo della creazione romanzesca, l’unico in cui si sentisse felice, simile a uno squillo di tromba discordante e terribile che facesse crollare le fragili muraglie di cristallo erette con tanta fatica tra lui e il mondo esterno.
Irène Némirovsky, Suite Francese
Fortuna e sfortuna
< I > Suite française è stato pubblicato postumo in Francia solamente nel 2004. È un’opera incompleta, interrotta, come ugualmente interrotta è stata la vita di Irène. Morta dopo essere stata arrestata e deportata come ebrea a Pithiviers e poi definitivamente imprigionata ad Auschwitz fino al 19 agosto del 1942 quando morì di febbre tifoide. Il romanzo fu scritto a partire dal 1940, sicuramente dopo il 4 giugno data di ingresso dei Nazisti a Parigi, ma rimase sconosciuto fino al 1998.
L’idea iniziale del romanzo era quindi quella di suddividere l’intera struttura narrativa in 5 “movimenti” o “arie”, se così vogliamo con terminologia musicale:
- Tempête en juin (Tempesta in giugno)
- Dolce
- Captivité (Prigionia)
- Batailles (Battaglie)
- La Paix (La Pace)
Cinque parti distinte ma correlate di un unico “Poema sinfonico“, o collettivo, prendendo a modello la Quinta sinfonia di Beethoven, e modulate in base ai ritmi e alle tonalità. Di tutto questo progetto, Irène riuscì a scrivere solo le prime due.