Ian McEwan, Solar, Torino, Einaudi, 2010 | Tit. originale “Solar”
< I > C’è un sole sopra la scritta “Einaudi”, una gialla circonferenza uniforme che occupa quasi tutto il frontespizio, e c’è un sole asfissiante quando il protagonista, alla resa dei conti finali, si trova nel torrido deserto messicano. Ci sono le tipiche turbolenze del magma fuso sulla copertina e il titolo, accompagnato dal nome dell’autore, si staglia in mezzo come una nera macchia solare. Turbolenta è anche la vita di Micheal Beard, personaggio principale di Solar, il romanzo di Ian McEwan pubblicato in Italia nel 2010 con lo stesso titolo inglese.
In mezzo ci sono 9 anni di vita vissuta sull’orlo del cinico distacco e della sarcastica irriverenza da parte del fisico protagonista. Un personaggio che non si rende proprio simpatico alla vista del lettore e che, rapace, non si astiene nel volgere a suo favore tutte le situazioni. Machiavelli lo chiamerebbe un virtuoso, un principe che coglie con opportunismo l’Occasione che la Fortuna offre. Ma i nodi tornano al pettine.
Michael Beard, premio nobel verosimile
< I > L’apparato scientifico è di tutto rispetto. L’autore si è appoggiato al fisico Graeme Mitchison dell’Università di Cambridge per dare credibilità e spessore scientifico all’opera, alle idee e alle riflessioni dell’immaginario Premio Nobel Michael Beard. La “Conflazione” che ha permesso al fisico di aggiudicarsi l’ambito premio presso la corte Svedese viene proposta come una ipotetica soluzione contro l’inquinante, l’antieconomica e pericolosa energia nucleare. Curiose le parole pronunciate a un certo punto da uno dei protagonisti: “…se un alieno arrivasse sulla terra e vedesse tutta questa luce solare sarebbe sconvolto di scoprire che siamo convinti di avere un problema energetico…”. Attorno alla tematica dell’energia pulita ruotano, infatti, tutte le avventure del fisico che si fa coinvolgere nella estenuante gara alla produzione di energia a impatto zero, in una folle gara verso il futuro rappresentato dal fotovoltaico.
Il professor Mitchison, fra l’altro, ha anche “scovato” copia del discorso tenutosi in occasione dell’assegnazione del premio nobel a Beard, che è presente in Appendice alla fine del libro. Si tratta di un discorso affascinante, che chiama in causa Richard Feynman, i Congressi di Solvay, l’anno mirabilis 1905, e ovviamente il contributo di Beard stesso alla fisica novecentesca: l’accattivante studio dell’interazione fra materia e radiazione elettromagnetica culminata nella Conflazione Beard-Einstein.
Contro la deriva mistica della meccanica quantistica
< I > Qualche spunto ulteriore proviene dalle considerazioni che Beard stesso fa sulla meccanica quantistica in particolare e sulle derive mistiche a cui questa branchia recente della fisica viene sottoposta. Parole come asimmetria spettrale, entanglement, oscillatori armonici quantistici e via discorrendo sono concetti che prelevati dal loro ambito abituale di utilizzo sembrano andare bene per qualsiasi considerazioni da parte degli “ingegni della domenica”. Meccanica quantistica e biologia, medicina, filosofie orientali. Tutto va bene se si mantiene quell’alone di inappropriato misticismo e fatua venerazione. La scienza è anche altro oltre che vedere entanglement ovunque.
< I > Non mancano puntuali citazioni su Dirac, Hawking, la teoria delle stringhe e una piccola frecciata, di Popperiana memoria, sulla non falsificabilità della psicologia contemporanea.
Tutto questo offerto al lettore con piena coscienza della materia trattata.